Giovanni Falzone Contemporary Orchestra

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La Giovanni Falzone Contemporary Orchestra nasce nel 2011 per dar vita a un sogno: quello di realizzare in una formazione orchestrale che unisce giovani e giovanissimi a una generazione più anziana con l’obiettivo del superamento delle barriere tra musica classica, jazz, rock e musica contemporanea. La prima produzione si chiama Led Zeppelin Suite, spettacolo presentato in anteprima assoluta durante la IX edizione di Lampi. Il progetto vive un intenso rodaggio lungo la stagione estiva 2012, ricevendo entusiastici riscontri da parte di pubblico e ottimi giudizi da parte della critica specializzata. L’anno successivo l’orchestra lavora al progetto Sempre Verdi ovvero Requiem Around Requiem, prima assoluta a LAMPI 2013 e successivamente al festival MiTo in una serata speciale organizzata al Cimitero Monumentale di Milano completamente esaurita con oltre 900 paganti per approdare poi al prestigioso Teatro Regio di Parma all’interno degli eventi del Festival Verdi 2015.
Segue poi il monumentale progetto La Banda del Teatrino, sold out al Teatro Villoresi di Monza il 29 marzo 2014. Il 29 aprile 2016 esce il disco Led Zeppelin Suite che viene presentato sul main stage del Torino Jazz Festival il 1 maggio 2016 davanti a più di 5.000 persone. Il disco prodotto da Musicamorfosi è distribuito da Egea

Giovanni Falzone a proposito della sua orchestra:

«È la realizzazione di un desiderio che avevo da tempo, quello di metter insieme un organico strumentale che rappresentasse i miei tre interessi principali: il jazz, il rock e la musica classica contemporanea. Non mi sono mai andate giù le barriere che si tende a usare nella musica. Quindi l’organico è allargato proprio per far sì che al suo interno ci siano molto chiare certe sonorità: una ritmica “power-rock” (basso, chitarra e batteria), flauto e fagotto per rappresentare la classica contemporanea, poi tutto il versante jazzistico con trombe, tromboni e sassofoni».

«Prima di tutto esistono le necessità orchestrali con musicisti professionisti in grado di leggere una partitura. Poi ci sono quelli come Massimiliano Milesi o Valerio Scrignoli che, pur dando importanti contributi di sezione, sono aperti a momenti creativi ed estemporanei. Altri componenti sono soprattutto ex-allievi del Conservatorio di Milano che ho avuto modo di allevare e veder crescere. Più che il “nome” a me interessano i musicisti affini, quelli cioè che capiscono. Ciò che serve è l’elasticità mentale: oltre a essere un musicista tecnicamente a posto, devi quindi essere in grado di passare da un genere all’altro. Le band si costruiscono in maniera complementare. In un gruppo non si può essere tutti Maradona, ma la vera forza di un’orchestra è un lavoro di gruppo che funziona»